La preziosa isola verde di Bure
Non solo la difesa nazionale, ma anche quella della natura e del patrimonio culturale sono compiti centrali della Confederazione. Obiettivo del programma «Natura, paesaggio ed esercito» è conciliare gli interessi dell’esercito con la conservazione della biodiversità. Grazie a questo impegno, la piazza d’armi di Bure è diventata una preziosa isola verde.
Sulla piazza d’armi di Bure gli equipaggi dei carri armati imparano a combattere solcando con i blindati Leopard il campo di addestramento del Canton Giura. Le macchine in acciaio da 60 tonnellate imprimono nel terreno profondi solchi che formano l’habitat ideale per la flora e la fauna locali. Il programma «Natura, paesaggio ed esercito» (NPE) coordina la tutela e l’utilizzo delle piste dei blindati trasformando la piazza d’armi in un paradiso per la biodiversità.
L’impegno volontario dell’esercito
L’impegno nella protezione ambientale è ben visto nell’esercito. L’aiutante di stato maggiore Jean-Claude Marion del comando della piazza d’armi conferma che le specifiche non impongono restrizioni all’istruzione delle truppe: «Se emergono idee o problemi, se ne parla per trovare una soluzione valida.» Una soluzione praticabile e sostenibile per l’esercito, la natura e l’agricoltura, che ponderi le esigenze dell’esercito e individui compromessi, quando serve.
Il regolamento per le truppe si occupa anche della protezione ambientale. Le direttive e le linee guida sono chiaramente definite e rispettate. A volte l’aiutante di stato maggiore Marion chiede espressamente ai membri dell’esercito di transitare su un terreno non ancora attraversato con il carro armato: «Altrimenti si fa sempre lo stesso percorso e non si creano altri habitat naturali.» I passaggi scavati dai cingoli dei blindati ospitano un biosistema diversificato. L’aiutante di stato maggiore Marion aggiunge: «La natura si riprende gli spazi utilizzati dai carri armati. Spuntano piante, nei buchi vivono anfibi. È un vantaggio per tutti.»
Piccolo sforzo, grande beneficio
Un esempio del lavoro di questi tutori del paesaggio in mimetica è anche il nuovo impianto di addestramento per i posaponti. «Serve solo l’installazione. Il fossato è lasciato a se stesso e sta diventando un nuovo habitat», commenta l’aiutante di stato maggiore Marion. il servizio di manutenzione della piazza d’armi tosa l’erba non troppo spesso e con un po’ di ritardo rispetto ad altre zone perché nelle trincee sono stati seminati fior di fieno autoctoni, su consiglio del biologo Alain Perrenoud. «Con semplicità e delicatezza, ma in modo ponderato», ama ripetere Perrenoud.
Inoltre il team che fa capo a Christian Liniger, responsabile dell’infrastruttura esterna a Bure, ha scavato di recente un canale di scarico per far defluire l’acqua dal campo di addestramento in caso di forti piogge. Un intervento utile non solo per l’esercito, ma anche per la natura. «È un paradiso per gli anfibi. Con un piccolo sforzo si ottiene un grande beneficio», precisa Perrenoud.
Regole per l’agricoltura
Centrali per il programma «Natura, paesaggio ed esercito» sulla piazza d’armi di Bure sono le regole per gli affittuari di superfici agricole. Si può tagliare l’erba solo dal 15 giugno per dare alle piante il tempo di fiorire e riprodursi. Il rispetto delle regole viene monitorato, sottolinea Liniger. Prima e dopo la scadenza, un drone altrimenti utilizzato per le esercitazioni sorvola la piazza d’armi. Chi falcia prima del previsto viene punito. «Alcune particelle vengono lasciate fino a settembre, perché gli animali abbiano un rifugio quando tagliamo il resto.»
Un paradiso per la biodiversità
Molti impianti militari in tutto il mondo diventano culle di biodiversità perché sottratti per esempio a impieghi turistici, sportivi o all’agricoltura pianificata. A Bure, poi, c’è anche una motivazione storica. Nel 1968, anno in cui venne realizzata la piazza d’armi, l’agricoltura intensiva e la corrispondente meccanizzazione, le particelle fondiarie di grandi dimensioni e il ricorso a pesticidi erano appena agli inizi. All’esercito serviva circa la metà dei 1050 ettari di terreno. Il resto è semplicemente rimasto com’era. Molte zone del sito non sono né percorse dai veicoli, né accessibili o utilizzate dall’uomo.
Una conclusione positiva
Pierrick Buri, del settore della Difesa responsabile della protezione ambientale, tira le somme: il programma «Natura, paesaggio ed esercito» funziona bene ormai da vent’anni, come dimostra il caso di Bure. «Nella piazza d’armi si incontrano più uccelli e piante riportati nella lista rossa delle specie in via d’estinzione di quante ve ne siano all'esterno.» Come l’allodola, che dal lancio del programma è presente con una dozzina di coppie, pari al dieci per cento circa dell’intera popolazione di questa specie avicola in Svizzera.
È la collaborazione tra i diversi soggetti coinvolti a rendere il programma così efficiente, spiega Buri: «Decidiamo insieme quali misure attuare, quale approccio ha più senso per le diverse priorità e quali risorse utilizzare.» Questa sintonia nella pianificazione dei singoli progetti spiega il successo del programma.
